Marx era un coglione

Nella base di Aviano venni notato da un paio di genitori, mentre con slancio attaccavo la porta da calcio di qualche ragazzino americano. Al tempo avrò avuto circa tredici anni, ma ero già piuttosto alto. Magro ma estremamente agile, dribblavo facilmente gli avversari che, diciamocelo, in quanto americani, facevano abbastanza pena a calcio. Nel giro di qualche giorno venni iscritto all'associazione calcistica del paese ed, in un tripudio di innocenza, lasciai scorrere la decisione dell'iscrizione senza prendermene carico. Non me ne importava nulla del calcio. E' uno sport perlopiù noioso, se non c'è Pizzul che commenta le azioni di un Roberto Baggio scatenato o di una squadra africana ai mondiali.

Entrai in questa benedetta squadra di paese, ricca di false speranze genitoriali e organizzata da un mister chiesotto di una delle famiglie cattoliche più influenti del paese. Avevo il voltastomaco già dopo la quarta partita in cui stavo rigorosamente in panchina, privo di qualunque interesse e distaccato dal resto della squadra. Piccola parentesi: distacco e disinteresse sono doti delle quali mi pento giornalmente. Utile in alcune situazioni, deleterie in altre. Chiusa parentesi.

Ad un certo punto venni preso di mira da alcuni compagni di squadra. Recitavano una filastrocca priva di significato, usando il mio nome per tirare in ballo la merda. Una piccola forma di bullismo che non dimenticai facilmente. Alla terza o quarta giornata in cui fecero questa cosa, decisi di passare all'azione: presi uno di loro e lo gonfiai di botte fino a che non smise di parlare, rimanendo confuso accanto a me, con lo sguardo vacuo. Da quel giorno la smisero, ma decidetti di ritirarmi dall'associazione calcistica. Non faceva desiamente per me.

I. "Secondo me D. è Marxista"
D. "No."

Credo che le parole si sprechino quando si parla di D. D non è fatto per questo mondo. A dire il vero, D è un mondo. E' un'idea, un concetto, una lingua, un appello al signore maledetto. Con D la speranza non ha spazi. Con D non esistono illusioni. Se un giorno vi volterete verso un ospedale, ricordate che D non è mai vissuto lì. E' solo transitato, per poi rimanere dove è ora: tra le note dei Death ed una birra che finisce lentamente.



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