1973 - CBS S 65321
Il secondo disco della Mahavishnu Orchestra, gruppo capitanato da John McLaughlin, arriva 2 anni dopo il grande successo di "The Inner Mouting Flames". Le sonorità caleidoscopiche ed infuocate escono dall'album in chiave più elaborata, grazie ad una registrazione superba e ricca di dettagli, tant'è che si potrebbe riascoltarlo decine di volte, continuando ad avere l'impressione di sentire qualcosa di nuovo.
Questo album è il risultato della chimica di un vulcano che si incontra con le nuvole sopra al Taj Mahal. Influenze indiane e jazz vengono amalgamate grazie alla batteria stereofonica di Bill Cobham, il quale arriva a contaminare il funky con poliritmie africane (l'assolo di "One Word" lascia senza parole). E mentre il basso di Rick Laid colora i brani con ritmi forsennati, il tappeto di tastiere/sintetizzatore di Jan Hammer introduce duetti chitarra/violino, tipica matrice del "suono Shakti".
Alcune sonorità del McLaughlin più avanzato in età possono essere già assaporate in "Thousand Island Park", il quale ci introduce ad alcuni lavori con Trilok Gurtu e Kai Eckhardt-Karpeh (da recuperare "Live at Royal Albert Hall").
Disco per chi ama contaminazione, virtuosismo, ritmo, volumi alti e fuoco. Da ascoltare, riascoltare e consumare.
Per usare le parole di Miles: "That's some raunchy shit, y'all".
Il secondo disco della Mahavishnu Orchestra, gruppo capitanato da John McLaughlin, arriva 2 anni dopo il grande successo di "The Inner Mouting Flames". Le sonorità caleidoscopiche ed infuocate escono dall'album in chiave più elaborata, grazie ad una registrazione superba e ricca di dettagli, tant'è che si potrebbe riascoltarlo decine di volte, continuando ad avere l'impressione di sentire qualcosa di nuovo.
Questo album è il risultato della chimica di un vulcano che si incontra con le nuvole sopra al Taj Mahal. Influenze indiane e jazz vengono amalgamate grazie alla batteria stereofonica di Bill Cobham, il quale arriva a contaminare il funky con poliritmie africane (l'assolo di "One Word" lascia senza parole). E mentre il basso di Rick Laid colora i brani con ritmi forsennati, il tappeto di tastiere/sintetizzatore di Jan Hammer introduce duetti chitarra/violino, tipica matrice del "suono Shakti".
Alcune sonorità del McLaughlin più avanzato in età possono essere già assaporate in "Thousand Island Park", il quale ci introduce ad alcuni lavori con Trilok Gurtu e Kai Eckhardt-Karpeh (da recuperare "Live at Royal Albert Hall").
Disco per chi ama contaminazione, virtuosismo, ritmo, volumi alti e fuoco. Da ascoltare, riascoltare e consumare.
Per usare le parole di Miles: "That's some raunchy shit, y'all".
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