Mani


Avevo 8 anni quando il nonno paterno mi portava a lavorare nei campi. Il trattore sul quale viaggiavamo era un vecchio piaggio verde che faceva un baccano infernale. Ricordo che me ne stavo seduto su un pianale costruito accanto al guidatore, fatto appositamente per trasportare i nipotini, domandandomi a cosa servisse quel pomello sul manubrio e cercando di capire le parole di mio nonno mentre parlava. Erano giornate molto spensierate. Ricordo che mi svegliavo, la nonna preparava la colazione a base di tè e biscotti, prendavamo in mano il trattore e ci fiondavamo a 30km/h lungo gli sterrati per raggiungere i campi. Non ricordo che tipo di campi fossero, ma probabilmente erano campi di erba o frumento. Io stavo dietro al carretto con una piccola forca, caricando l'erba tagliata da mio nonno precedentemente. Al termine di ciò, ci buttavamo distesi su di un prato, accanto ad un grande albero solitario, all'ombra e mangiando un panino preparato da mia nonna. Al ritorno stanchi, sapevamo che ci aspettava una cena abbondante a base di pasta, insalata con fagioli e pane.

Mio nonno era un tipo tosto, all'antica, comunista sfegatato e iscritto alla CGIL regionale dalla sua fondazione. Tessera numero Uno. Non particolarmente simpatico, diciamocelo. A volte beone e, per questo, molesto. Però gli volevo bene e credo lui volesse bene a me, in quanto nipote più vecchio. Era un rapporto piuttosto strano, come d'altronde ogni altro rapporto nella mia famiglia: mi è sempre mancata una capacità di empatizzare con gli altri, forse proprio per questo. Nessuno mi ha insegnato veramente il significato delle emozioni, finché ho dovuto scoprirle sulla mia pelle. Tuttora scopro cose nuove, tipo la differenza tra rabbia e rancore. Che bello.

D. "Spero che con due mosse ben congegnate mi facciano morire. E' un ago che dura 6 mesi"
C. "Il sogno di G." [G. era un tossico]

Rumore di sacchetto di plastica, oppressione in un mondo di acqua e sale. Immerso fino al collo, provo a respirare aria, mentre lievito tra rocce ed incertezze. Un profondo respiro non basta: ce ne vogliono due. Ammiri il cosmo dalla tua finestra, mentre un immediato sollievo ti avvelena le braccia. Le strade sembrano non bastare mai e, nella nebbia della mattina, un unico pensiero ti accalora: tornare a casa.




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