Era una primavera dei primi anni 90 e stavo giocando con degli amici nel campo, tra le case popolari ed un bosco lasciato a sé stesso. Avevamo costruito una specie di fortino, tipo quelli che si vedono in Peter Pan, con tanto di cunicoli che si infilavano tra i rovi e da cui era possibile giungere in una cupola composta da piante e la luce filtrava appena. A turno pisciavamo in un barile di plastica come rito di iniziazione e scacciavamo i ragazzini più piccoli, colpevoli di aver superato il luogo di culto dal piscio magico. Ricordo che uno mi disse "Vedi quel tizio? Ci ha perfino fatto uno stronzo dentro". Che bella la gioventù ignorante.
Il fortino non durò molto e, non so per quale ragione, le persone iniziarono ad imporsi tra di loro, a creare gruppi e formare bande. Un piccolo assaggio dell'anarchia biologica in tenera età.
I miei amici erano un gruppo di 3 ragazzini tra i 5 ed i 10 anni, tutti fratelli e vicini di appartamento. Vicini vicini, intendo proprio attaccati. Tant'è che casa loro era casa nostra e viceversa, con la differenza che casa loro aveva questo strano odore nell'aria, che poi scoprii poi essere broccoli lessi. Avete presente l'odore dei broccoli lessi, vero? Ecco. Sanno di scoreggia. Tanto lo so che lo pensate pure voi. Sanno di scoreggia, c'è poco da fare.
Nonostante i broccoli, crescevamo a vista d'occhio e le scale del condominio erano diventati il nostro parco giochi. Ricordo che le persone faticavano ad uscire di casa, perché riempivamo i piccoli atri del condominio con giochi da tavolo, pistole giocattolo e transformer. Se c'era una cosa che facevamo raramente, era guardare la TV o giocare ai videogiochi e, chi lo faceva, era generalmente rintanato in casa, senza possibilità di godersi quel ben di dio che stava fuori, dalle nottate a guardare i mondiali di calcio USA 94, al calcetto con gli amici, ai nascondini, ai fulmini che colpivano i pini in giardino, alle suonate di piano provenienti dalle finestre, alla Gina che ci portava le caramelle, alle carote rubate negli orti dei vicini e avanti così. Periodi meravigliosi.
Ricordo che un giorno stavo giocando con S., il mio migliore amico (al tempo non sapevo cosa fosse un migliore amico), il quale inizio a bullizzarmi assieme a suo fratello. Mi arrabbiai così tanto da andare da lui e picchiarlo forte in muso. Era stordito, ma non cadde. Penso sia stata la seconda volta che presi a pugni qualcuno in tutta la mia vita (al di fuori delle arti marziali).
Non fu bello, non fu liberatorio, non fu nulla. Andai da sua mamma, con tutta la faccia come il culo che si potesse avere a 6-7 anni dicendo "S. mi ha preso in giro". Lei mi rispose: "E tu gli hai tirato un pugno, quindi siete pari". Prima lezione imparata: chi fa la spia non è figlio di maria. Grazie signora B.
Il bagno era assai faticoso, tuttavia uscivo dal mare con un odore di salsedine che si mischiava ai pini. 30 anni e non sentirli, con la bocca secca e le braccia di fumo. Mentre i bit scorrevano sullo schermo, pensavo al viaggio verso mete ignote, dove sole e deserto si incrociano, mostrando la violenza della natura in un solo attimo. Ruggiti di speranza che aprono la porta al futuro. Una donna libera il volto dal Niqab e scruta la sabbia uscire dalle colline. Per un secondo mi fissa, con i suoi occhi corallo, apre le porte di casa ed entra nella tana. Nulla entra e nulla esce dopo di lei, se non la voce del vento.
Il fortino non durò molto e, non so per quale ragione, le persone iniziarono ad imporsi tra di loro, a creare gruppi e formare bande. Un piccolo assaggio dell'anarchia biologica in tenera età.
I miei amici erano un gruppo di 3 ragazzini tra i 5 ed i 10 anni, tutti fratelli e vicini di appartamento. Vicini vicini, intendo proprio attaccati. Tant'è che casa loro era casa nostra e viceversa, con la differenza che casa loro aveva questo strano odore nell'aria, che poi scoprii poi essere broccoli lessi. Avete presente l'odore dei broccoli lessi, vero? Ecco. Sanno di scoreggia. Tanto lo so che lo pensate pure voi. Sanno di scoreggia, c'è poco da fare.
Nonostante i broccoli, crescevamo a vista d'occhio e le scale del condominio erano diventati il nostro parco giochi. Ricordo che le persone faticavano ad uscire di casa, perché riempivamo i piccoli atri del condominio con giochi da tavolo, pistole giocattolo e transformer. Se c'era una cosa che facevamo raramente, era guardare la TV o giocare ai videogiochi e, chi lo faceva, era generalmente rintanato in casa, senza possibilità di godersi quel ben di dio che stava fuori, dalle nottate a guardare i mondiali di calcio USA 94, al calcetto con gli amici, ai nascondini, ai fulmini che colpivano i pini in giardino, alle suonate di piano provenienti dalle finestre, alla Gina che ci portava le caramelle, alle carote rubate negli orti dei vicini e avanti così. Periodi meravigliosi.
Ricordo che un giorno stavo giocando con S., il mio migliore amico (al tempo non sapevo cosa fosse un migliore amico), il quale inizio a bullizzarmi assieme a suo fratello. Mi arrabbiai così tanto da andare da lui e picchiarlo forte in muso. Era stordito, ma non cadde. Penso sia stata la seconda volta che presi a pugni qualcuno in tutta la mia vita (al di fuori delle arti marziali).
Non fu bello, non fu liberatorio, non fu nulla. Andai da sua mamma, con tutta la faccia come il culo che si potesse avere a 6-7 anni dicendo "S. mi ha preso in giro". Lei mi rispose: "E tu gli hai tirato un pugno, quindi siete pari". Prima lezione imparata: chi fa la spia non è figlio di maria. Grazie signora B.
D. "Vorrei avere 60 milioni di mani per prendere tutti a ceffoni in un solo colpo"
Il bagno era assai faticoso, tuttavia uscivo dal mare con un odore di salsedine che si mischiava ai pini. 30 anni e non sentirli, con la bocca secca e le braccia di fumo. Mentre i bit scorrevano sullo schermo, pensavo al viaggio verso mete ignote, dove sole e deserto si incrociano, mostrando la violenza della natura in un solo attimo. Ruggiti di speranza che aprono la porta al futuro. Una donna libera il volto dal Niqab e scruta la sabbia uscire dalle colline. Per un secondo mi fissa, con i suoi occhi corallo, apre le porte di casa ed entra nella tana. Nulla entra e nulla esce dopo di lei, se non la voce del vento.
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