Tra la terza e quarta elementare, la nostra compagna di classe C. era piuttosto sviluppata. Seni e sedere perfetti, degni di una età giovane e ancora non del tutto formata. In quanto bambini, il sesso era appena un gioco e qualcuno si divertiva a rubare i giornalini porno per poi portarli a catechismo, in modo da farci delle grasse risate a vedere le fotografie scattate nell'atto dell'eiaculazione in strane posizioni geometriche. Esistevano anche altri giornali strani che non lasciavano spazio all'immaginazione, tra cui "Animal Zoo". Lascio a voi ogni tipo di interpretazione in base al titolo. So solo che il disgusto per quel tipo di materiale superava di gran lunga ogni livello possibile, almeno per me. A qualcuno, evidenetemente piaceva. Piaceva guardare, ma piaceva anche fotografare, filmare questo tipo di atti. Tuttora la cosa mi diverte molto.
In quel periodo, C. era piuttosto disponibile. A turno i miei compagni di classe andavano in un granaio abbandonato, limonavano con lei e palpavano un po' qui ed un po' lì. Una volta mi venne proposto di andare ed, ovviamente, accettai. Ma la sensazione che ebbi di fronte a quella vista fu di un enorme imbarazzo, grande vuoto interiore e necessità di fuga. Sperimentavo la prima forma di senso di colpa. Il senso di colpa di aver oggettificato una ragazza ed averla messa al muro, di fronte alle sue debolezze, perché di debolezza si trattava.
Scoprii per la prima volta un lato di me stesso che portai dietro per il resto della vita. Ricordo che C. , quando mi fermai di fronte a lei, disse "Beh? Fai tanto il figo e poi ti fermi così? Cosa stai facendo? Toccami". Non volevo essere il mezzo con cui lei avrebbe risolto le sue insicurezze, quindi mi fermai ed andai via.
Dopo sedici anni le chiesi scusa ottenendo perdono. Lei disse "Eravamo giovani ed insicuri". Le insicurezze si risolvono da soli e sperare negli altri è peccato, pensai.
Le pillole infondevano una strana voglia di fuga, mentre il liquido scendeva lentamente dalla sacca. Lo stesso liquido color spritz, fuso ad uno strano odore di plastica. Mentre le giornate scorrevano tutte uguali, cercavo di tenermi in moto, tra un esercizio ed una corsa, tra l'amore dei miei cari ed una donna stupenda. Momenti di panico e Jota, tra le colline di una Trieste fredda e spietata, indifferente, mentre la nausea per il nuovo giorno arrivava ed una nota alla chitarra valeva più di mille parole.
In quel periodo, C. era piuttosto disponibile. A turno i miei compagni di classe andavano in un granaio abbandonato, limonavano con lei e palpavano un po' qui ed un po' lì. Una volta mi venne proposto di andare ed, ovviamente, accettai. Ma la sensazione che ebbi di fronte a quella vista fu di un enorme imbarazzo, grande vuoto interiore e necessità di fuga. Sperimentavo la prima forma di senso di colpa. Il senso di colpa di aver oggettificato una ragazza ed averla messa al muro, di fronte alle sue debolezze, perché di debolezza si trattava.
Scoprii per la prima volta un lato di me stesso che portai dietro per il resto della vita. Ricordo che C. , quando mi fermai di fronte a lei, disse "Beh? Fai tanto il figo e poi ti fermi così? Cosa stai facendo? Toccami". Non volevo essere il mezzo con cui lei avrebbe risolto le sue insicurezze, quindi mi fermai ed andai via.
Dopo sedici anni le chiesi scusa ottenendo perdono. Lei disse "Eravamo giovani ed insicuri". Le insicurezze si risolvono da soli e sperare negli altri è peccato, pensai.
D. "Vecchio sei un uomo, non ti deve importare del fisico"
D. "Io ero un dio quando pesavo 90, rispettato da tutti e gran bevitore"
Le pillole infondevano una strana voglia di fuga, mentre il liquido scendeva lentamente dalla sacca. Lo stesso liquido color spritz, fuso ad uno strano odore di plastica. Mentre le giornate scorrevano tutte uguali, cercavo di tenermi in moto, tra un esercizio ed una corsa, tra l'amore dei miei cari ed una donna stupenda. Momenti di panico e Jota, tra le colline di una Trieste fredda e spietata, indifferente, mentre la nausea per il nuovo giorno arrivava ed una nota alla chitarra valeva più di mille parole.
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